2 Agosto. La strage di Bologna. I Familiari delle vittime "Dallo Stato nessuna aiuto per la verità"

di redazione 02/08/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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I famigliari delle vittime della strage di Bologna, nel giorno del 37esimo anniversario dell'attentato, lasciano l'aula del Comune dove ogni anno si tiene la cerimonia con le autorità proprio nel momento in cui il ministro Gian Luca Galletti, in rappresentanza del Governo, sta per pronunciare il suo discorso. E arriva un'altra stoccata nei confronti dei magistrati del capoluogo emiliano, accusati di "vittimismo" dopo le polemiche dei giorni scorsi. Nessuno sconto, hanno insomma deciso i parenti rappresentati da Paolo Bolognesi, che hanno definito la presenza dell'esecutivo "sgradita". Una decisione clamorosa, nel giorno del dolore e della memoria: 37 anni fa una bomba alla stazione provocò 85 morti e 200 feriti. "Bologna non dimentica", recita lo striscione che ogni anno apre il corteo che dal Comune porta alla Stazione, dove l'orologia segna ancora le 10.25, ora della strage. 

 Il Governo è stato scorretto con noi - esordisce in Comune Paolo Bolognesi -. Abbiamo ritenuto che la direttiva di Renzi fosse importante per arrivare alla verità, in modo che le carte venissero desecretate e che tutti potessero leggerle. Ma i nomi non ce li danno. I ministri Orlando e Franceschini, nel 2015, hanno fatto una convenzione con gli archivi per digitalizzare tutte le carte dei processi. Non hanno digitalizzato un foglio. E allora ci siamo arrabbiati, una sana arrabbiatura in difesa della democrazia". Riguardo ai rapporti con la procura e alle polemiche dei giorni scorsi, Bolognesi aggiunge: "Non si può chiedere l'archiviazione dell'inchiesta sui mandati non guardando nemmeno gli atti che abbiamo portato. Rispetto assoluto per i giudici, ma il diritto di critica anche i famigliari lo possono avere. Salta all'occhio questo vittimismo. Vorrei ricordare che qui le vittime siamo noi, non i magistrati". Infine la decisione clamorosa: "Con tutto il rispetto per Galletti, noi abbiamo deliberato di uscire dall'aula prima che prenda la parola". 

L'associazione dei familiari delle vittime della strage della stazione di Bologna ha lasciato l'aula del consiglio comunale di Bologna prima che il ministro Gian Luca Galletti, in rappresentanza del governo, prendesse la parola. "Non abbiamo niente contro Galletti - ha detto il presidente Paolo Bolognesi - ma rappresenta un governo scorretto. Con tutto il rispetto del ministro dal punto di vista della persona, proprio perché rappresenta il governo e le sue promesse mancate - ha proseguito il presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime - abbiamo deliberato di uscire dall'aula prima che Galletti prendesse la parola".

L'associazione dei familiari delle vittime della strage aveva già anticipato nei giorni scorsi che avrebbe rappresentato una protesta contro le promesse mancate del governo "sgradito" alla commemorazione ma la modalità era rimasta top secret fino ad ora. I familiari sono usciti in modo silenzioso dall'aula del Consiglio comunale e si sono radunati nel cortile di Palazzo D'Accursio comunale per poi andare in corteo verso la Stazione dove si terrà la commemorazione, in piazza Medaglie d'oro. 

"Posso comprendere l'insoddisfazione dei familiari, sappiamo che la strada è ancora lunga, ma si sta continuando a lavorare per dare risposte e si sono fatti dei passi avanti", ha detto Galletti in risposta ai familiari dell'Associazione delle vittime.

"Conosco bene le richieste dell'associazione nei confronti della presidenza del Consiglio - ha continuato - penso al tema della declassificazione degli atti e alle questioni relative ai benefici assistenziali e previdenziali. La desecretazione è un processo lungo, sono stati fatti alcuni passi avanti, sta per completarsi il trasferimento degli atti all'archivio centrale, sono state trovate le risorse, ci sono certamente altri ostacoli da superare, ma dobbiamo andare avanti. Anche sulle tutele previdenziali alcuni passi sono stati fatti, ma sappiamo che non basta".  

"Questa è la giornata del ricordo - ha aggiunto Galletti -, non delle polemiche: Bologna e l'Italia rinnovano il loro sdegno, l'unità della nostra comunità è la cosa più preziosa, questo deve essere un momento per unirci".

"Lo Stato ha ancora un debito da onorare nei confronti di chi ha chiesto la verità, questo non può esimerci a porre rimedio alle questioni ancora aperte", ha continuato. "Ricordiamo -ha detto Galletti- uno dei momenti più dolorosi per tutti noi, ricordo con rispetto e commozione il dolore di 85 famiglie e dei 200 feriti, al loro sacrificio ci inchiniamo tutti noi bolognesi e italiani. E' una ferita ancora visibile, noi bolognesi la portiamo dentro di noi, è impossibile dimenticarla o nasconderla. La giustizia è andata avanti ed è arrivata a delle conclusioni, sono state le mani dei neofascisti a eseguire materialmente la strage, ma lo Stato ha ancora un debito da onorare nei confronti di chi chiede la verità".

 

In silenzio i famigliari sfilano fuori dall'aula e scendono nel Cortile d'onore di Palazzo d'Accursio, la residenza comunale. Un gesto forte? "Purtroppo sì, ma almeno abbiamo la dignità di arrabbiarci", scuotono la testa e allargano le braccia in tanti, "non c'è la volontà di trovare il perché di questa strage, non è una bomba messa da due pazzi: noi vogliamo la verità e dopo tante promesse mancate vediamo se almeno così si muovono le acque", dice Marco Tamagnini di Torino, cognato e genero di due vittime. Nicola, 29 anni, il padre invalido a causa dell'esplosione, dice: "E' un piccolo segnale per provare a capire se si può ancora credere nelle istituzioni".

Lo striscione "Bologna non dimentica", due file di taxi bianchi, decine e decine di gonfaloni, poi un lungo serpentone di cittadini. Sfila corteo che ricorda la strage. La manifestazione è partita da piazza Nettuno verso il piazzale della stazione, riempiendo via Indipendenza. All'altezza della Montagnola, gli attivisti del "Nodo sociale antifascista" hanno lanciato dei volantini: "Senza tutta la verità la memoria è una farsa". Poi il discorso sul palco, al termine del quale Bolognesi è stato applaudito: "Siamo stati traditi da chi doveva essere al nostro fianco". 


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